Descrizione
Nei pressi di Mondovì, la seconda città nel Piemonte di fine Cinquecento, una piccola devozione locale sorta attorno ad una prodigiosa immagine della Madonna riuscì a divenire in pochi mesi il più importante luogo di culto del ducato sabaudo. A rendere possibile questa trasformazione fu la progressiva “intrusione” dei poteri, ecclesiastici e civili, nell’amministrazione di un santuario la cui improvvisa celebrità aveva richiamato dalle regioni vicine, ma anche dalla Francia e dalla Spagna enormi flussi di pellegrini e ingenti ricchezze. Se il primo propugnatore della devozione, un oscuro diacono, aveva tentato di radicare il santuario in una dimensione comunitaria e parrocchiale, il vescovo e il comune di Mondovì cercarono invece di elevarlo a culto civico. Entrambi i tentativi vennero però superati dall’intervento del duca Carlo Emanuele I e della consorte Caterina d’Asburgo che, intuendo le potenzialità propagandistiche di quel culto, lo assunsero nel santorale sabaudo e, come tale, lo irradiarono nelle terre del ducato e nelle altre corti d’Europa, prima fra tutte quella di Filippo II di Spagna. Nacque così un santuario dinastico che, nelle intenzioni del principe, sarebbe dovuto divenire il pantheon della stirpe e quindi il centro della geografia religiosa dello stato. Nel libro la vicenda viene studiata attraverso un’ampia ricerca archivistica su fonti prevalentemente inedite, sfruttando in particolare le corrispondenze diplomatiche fra il ducato di Savoia, la Sede apostolica e gli altri principati.
Parte integrante dell’opera è poi l’edizione critica delle Memorie intorno alla Vergine SS di Vico (1596-1601), un codice manoscritto che raccoglie, fra l’altro, i processi relativi agli eventi miracolosi (o supposti tali), condotti da commissioni composte da teologi, medici e giuristi che – in ottemperanza ai precetti del Concilio di Trento e su incarico del vescovo – dovevano discernere tra “vere” grazie, ingenue suggestioni o truffaldine simulazioni. Dalle testimonianze emerge così uno spaccato assai significativo della società italiana alla fine del Cinquecento, interpretabile attraverso molteplici chiavi di lettura: dalla storia della medicina e della farmacopea a quella delle vie di transito e comunicazione, dalla storia del costume a quella dell’alimentazione, dalla storia delle pratiche di pietà a quella della lingua. Nella nascita del santuario di Mondovì, dunque, è possibile intravedere il convergere di devozione e politica in un quadro dove la religione diventa elemento costitutivo dello stato moderno e della propaganda dinastica. In questo senso Mondovì, lungi dal voler essere un caso locale, si propone invece come modello di un “politica religiosa” che, nella prima età moderna, coinvolge gran parte dell’Occidente cristiano.