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Silvius Magister. Silvio Cosini e il suo ruolo nella scultura toscana del primo Cinquecento.

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COD: c054192bf2ff Categorie: , , ,
Peso1,50 kg
Editore

Autore

Data di pubblicazione

1991

Galatina, Congedo, 1991. Cm. 24×17, pp. 64, tavv. 67 in nero f.t., br.

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Descrizione

Non è facile identificare la posizione di Silvio Cosini all’interno di una cultura figurativa che a Firenze, nei primi decenni del Cinquecento, è contrassegnata da diverse forme di eclettismo; quello professionale e dunque meno problematico, tendente a soddisfare diversi orientamenti del gusto, a salvare la tradizione pur con tocchi di aggiornamento rispetto alle novità degli anni di passaggio fra i due secoli, cioè le dirompenti proposte di Michelangelo, le alternative vinciane, affidate prevalentemente a disegni e cartoni, le soluzioni imperniate sulla medietas, che solo una personalità eccezionale come il giovane Raffaello poteva perseguire senza cadute. E poi l’altro eclettismo, quello intellettuale legato a contingenze storiche ma anche a predisposizioni mentali, che segue vie più sofferte e difficili sperimentando tangenze fra plastica e pittura, e incrociando, a seconda dei casi, apporti veneti e lombardi, emiliani e toscani, romani o transalpini. Si aggiunga che la circolazione degli artisti è fitta e diramata, specie per gli scultori, convergenti a Carrara e dintorni per ispezionare e cavar marmo, e a Roma, dove il richiamo della statuaria antica cresceva di anno in anno con l’incremento e la fama dei ritrovamenti; comportando tutto ciò la diffusione di quel che poteva formularsi e fissarsi in forma grafica: copie, schizzi, studi, e ricostruzioni di fantasia di edifici, monumenti, frammenti archeologici.

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